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Un base sicura. Che cosa è l’attaccamento e perché è così importante
Gli esseri umani hanno una predisposizione innata a formare relazioni di attaccamento con le figure genitoriali perché queste relazioni hanno la funzione di protezione e di accudimento per garantire la sopravvivenza dei piccoli.
L’attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba! diceva J. Bowlby
Sostenere che un bambino ha un attaccamento sta a significare che egli avverte il bisogno di avere la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento soprattutto in situazioni particolari come quelle di disagio.
L’attaccamento non è solo un comportamento, non è solo un legame di affetto ma è un sistema motivazionale, un’attività mentale complessa che organizza sia l’esperienza emozionale che i comportamenti interpersonali ed elabora la rappresentazione mentale che si ha di se stessi nel rapporto con l’altro.
Ha una base innata ma è influenzabile dall’esperienza, non è però influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad una unica figura di riferimento che solitamente coincide con la madre, ma non è escluso che anche un padre o una nonna possano diventare figure di attaccamento significative e valide.
La presenza rassicurante della madre permette al bambino di esplorare il mondo circostante. La vicinanza protettiva della madre con comportamenti come il tenere in braccio, rispondere prontamente al pianto, coccolarlo, accarezzarlo permette al bambino di integrare gli aspetti positivi e negativi delle esperienze vissute, di sviluppare una capacità comunicativa, di definire i confini corporei del proprio Sé.
Le relazioni di attaccamento si stabiliscono verso più persone oltre alla madre in una gerarchia di importanza comprendendo anche il papà o i nonni o altre figure di accudimento significative.
La qualità dell’esperienza definisce la sicurezza dell’attaccamento in base alla sensibilità ed empatia della madre o di chi ha il compito di prendersi cura del piccolo e contribuisce alla creazione di modelli operativi interni che caratterizzano i comportamenti relazionali futuri.
Con la crescita l’attaccamento si modifica: da un investimento iniziale unico ed esclusivo sulla madre comincerà a coinvolgere e ad interessare anche altre figure prima interne e poi esterne alla famiglia, fino a ridursi. Nell’adolescenza prima e poi nell’età adulta la persona avrà maturato la capacità di separazione dalle prime figure di accudimento e sperimenterà la bellezza di legarsi a nuove figure di attaccamento come un amico o una fidanzata.
Le Fasi dell’attaccamento
J. Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppasse attraverso alcune fasi, e che potesse essere di tipo “sicuro” o “insicuro”. Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono.
Si identificano quattro fasi attraverso le quali si sviluppa il legame di attaccamento:
dalla nascita fino alle otto-dodici settimane: il neonato non è in grado di discriminare le persone che lo circondano anche se può riuscire a riconoscere, attraverso l’odore e la voce, la propria madre. Superate le dodici settimane il piccolo comincia a dare maggiori risposte agli stimoli sociali. In un secondo momento il bambino, pur mantenendo comportamenti generalmente cordiali con chi lo circonda, metterà in atto modi di fare sempre più selettivi, soprattutto con la figura materna;
sesto / settimo mese, il neonato diviene maggiormente discriminante nei confronti della persone con le quali entra in contatto;
dal nono mese l’attaccamento con la figura di accudimento si fa stabile e visibile: il neonato richiama l’attenzione della figura di riferimento, la saluta, la usa come base per esplorare l’ambiente, ricerca in lei protezione in particolare se si trova a cospetto di un estraneo;
il comportamento di attaccamento è stabile e profondo fino a circa tre anni, età in cui il bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente sconosciuto; deve però essere in compagnia di figure di riferimento secondarie, ed avere la certezza che la mamma faccia faccia presto ritorno.
I tipi di attaccamento
stile “sicuro”: il bambino esplora l’ambiente e gioca sotto lo sguardo vigile della madre con cui interagisce; quando la madre esce e rimane con lo sconosciuto il bambino è visibilmente turbato. Al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare;
stile “insicuro-evitante”: il bambino esplora l’ambiente ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita e non si lascia avvicinare al suo ritorno.
stile “insicuro-ambivalente”: il bambino ha comportamenti contraddittori nei confronti della madre, a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto. Quando la madre se ne va e poi ritorna risulta inconsolabile.
stile “disorganizzato”: il bambino mette in atto dei comportamenti stereotipici, ed è sorpreso/stupefatto quando la madre si allontana.
Attraverso una serie di sperimentazioni (strange situation , M. Ainsworth e J. Bowlby) si è potuto notare come il comportamento di attaccamento, osservato tra la madre e il suo bambino, oltre a fornire protezione al piccolo, serviva a costituire una “base sicura” a cui il bambino potesse ritornare nelle fasi di esplorazione dell’ambiente circostante. Questa “base sicura” permette così di promuovere nel bambino un senso di fiducia in se stesso, favorendone progressivamente l’autonomia.
E’ importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata in quanto da esso dipende un buon sviluppo della persona. La qualità della precoce esperienza con la figura di attaccamento caratterizzerà poi tutte le successive relazioni divenendo una aspetto della personalità dell’individuo e un modello relazionale per i rapporti futuri.
Bibliografia di riferimento
John Bowlby, Attaccamento e perdita 1, Bollati Boringhieri, Torino 1999
John Bowlby, Attaccamento e perdita 2, Bollati Boringhieri, Torino 2000
Mary D. Ainsworth, Modelli di attaccamento e sviluppo della personalità, Raffaello Cortina, Milano 2006